Neocentrismo, tomba della democrazia
Continuo a sentire un sacco di gente, anche tra i miei coetanei, che spera nel ritorno di un “Centro”, che superi l’attuale distinzione tra destra e sinistra. Non nego che alcuni di loro possano essere animati da buone ragioni: la destra e la sinistra, soprattutto le loro ali estreme, non hanno dato buona prova di sé negli ultimi anni. Ma in maggioranza, questi neocentristi vorrebbero di nuovo il centro perché garanzia di minor fatica e minor responsabilità. Basta con le campagne elettorali come quella dello scorso anno, dove litighi per mesi con l’amico d’infanzia e il vicino di pianerottolo. Si voterà tutti il centro, e saremo a posto. Inoltre, basta con i dubbi atroci del tipo, e se voto per quello sbagliato?Si voterà con molta più tranquillità, dato che comunque sapremo che sarà il candidato di centro a governare. Il peccato originale dei neocentristi è proprio questo: vogliono il centro perché non vogliono la democrazia. Perché, diciamolo pure, in Italia, tra il ’48 e il ’92, la democrazia è stata molto limitata: esisteva un partito cattolico (o presunto tale) e moderato, che prendeva il 35-40 per cento, alcuni partitini moderati e laici che facevano da spalla al partitone, un fortissimo e potentissimo partito di sinistra, che però non avrebbe MAI potuto governare,e che consapevole di questo incanalava la sua influenza in altri campi, un partito di sinistra moderata di medio tonnellaggio che si barcamenava, alcuni partiti di destra dalle percentuali non disprezzabili ma isolatissimi e ininfluenti. Le elezioni per decenni sono state caratterizzate da percentuali-fotocopia (faceva clamore se un partito perdeva o guadagnava il 3%), e il governo è sempre stato, fino agli anni ’80, saldamente democristiano. Ma andava bene così. Perché fuori dalle nostre frontiere c’erano i carri armati con la stella rossa, e bisognava fare di tutto per evitare il loro ingresso in Italia. Quindi, mai un governo affidato ai loro amici del PCI, anche se quel partito rappresentava quasi un terzo dell’elettorato. Men che meno, era inimmaginabile un governo con al proprio interno le destre “sconfitte dalla storia” (monarchici e missini), anche se avevano un largo seguito. Insomma: o mangi sta minestra (leggi:ti tieni la dc al governo per tutti i secoli dei secoli amen) o salti sta finestra (leggi: precipiti il paese nel caos). Chiaro che quasi tutti gli italiani accettavano di mangiare il minestrone democristiano. Ma oggi le cose sono molto diverse. Il comunismo non esiste più, o meglio purtroppo esiste, ma di sicuro non esistono più i carri armati con la stella rossa. E poi Veltroni e Fassino non ce li vedo a dirigere un colpo di stato e poi una rete di gulag. La destra si è molto rinnovata, anzi forse è stato proprio a destra che si sono tentati gli esperimenti politici più arditi e innovativi. L’Italia, anche se non lo sembra, è una democrazia stabile. E le democrazie stabili meritano, anzi debbono esigere, il bipolarismo. Ma il bipolarismo implica fatica e assunzione di responsabilità, anche tra gli elettori. Chiaro quindi che nell’Italia della pizza e del mandolino, dello scansamento delle rogne elevato a sport nazionale, il centrismo sia visto con simpatia. Implica la rinuncia a responsabilità noiose. Ci lascia più tempo per pensare ai fatti nostri. Insomma, ci solleva dal pensiero di prendere decisioni. E’ il neocentrismo il vero antidoto, oggi, alla fatica di crescere. Ed è per questo che io lo ostacolerò ogni volta che mi sarà possibile.
Etichette: neocentrismo
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