In difesa di Ariel Toaff (piccola carrellata di revisionisti o presunti tali)
Il povero Ariel Toaff è disperato. E' stato attaccato da ogni livello del mondo intellettuale, sia ebraico che goym; gli è stato aizzato contro il suo stesso padre, il novantaduenne (e presumibilmente un po' svanito) ex rabbino di Roma; è stato trattato come un paria, come un lebbroso dei secoli bui.Il motivo? Non ha ammazzato nessuno, non ha fatto fuori un poliziotto allo stadio o stuprato una ragazzina (peccati veniali nell'Italia prodiana). Ha scritto un libro che non avrebbe mai dovuto scrivere: pasque di sangue.In pratica, Toaff, studioso di storia, sostiene che in alcune comunità ebraiche bassomedioevali, siano stati compiuti sacrifici umani rituali, in massima parte di bambini figli di gentili. Apriti cielo! La vecchia menzogna antisemita che trova validità!La politica mischiata alla storia ha fatto un' altra vittima. Eppure cos'hanno da temere gli ebrei da un libro del genere? un manipolo di rabbini scellerati sparsi nei mille anni di medioevo europeo sono una così grave minaccia per l'ebraismo nel 2007? Sminuiscono in qualche modo la sua storia? Evidentemente il problema non è questo.Il problema è che la storiografia convenzionale italiana, quella per intenderci politicamente scorretta, si sente da qualche anno sotto assedio. I "revisionisti", come li definiscono sprezzantemente i bempensanti della storia, si fanno ogni anno più audaci. In pratica, in Italia si aborre l'idea di storia come "lettura del passato con gli occhi del presente". Per molti storici italiani la storia non si può rileggere, è un dogma di fede.Guarda caso, un dogma scritto a loro uso e consumo. Questa smania antirevisionsta ha raggiunto il culmine nel febbraio del 2004, quando su MicroMega (per chi non lo conoscesse, la rivista di Paolo Flores D'Arcais, tanto glamour nelle forme quanto squallida nei contenuti), con lo storico D'Orsi. Questo professore si è ingegnato a preparare una gogna cartacea per tutti i revisionisti d'Italia, accusati di operare "un gigantesco capovolgimento della verità,una sua grandiosa mistificazione, un suo rovesciamento talora ingegnoso, talaltra di piccolo cabotaggio, ma quasi sempre intellettualmente disonesto".Seguivano i nomi dei criminali della guerra revisionista: Sergio Romano, Francesco Perfetti, Ernesto Galli della Loggia, Giovanni Belardelli, Giovanni Sabbatucci,Gianni Oliva, Paolo Mieli, Pierluigi Battista, Giampaolo Pansa, Giuliano Ferrara, Arrigo Petacco,Silvio Bertoldi, Antonio Spinosa.Questi, "più alcuni mestieranti che con la pratica della storia nulla hanno a che fare", come Cecchi Paone, sino a "mestieranti della chiacchierà, divorati dal demone anticomunistico", come Paolo Guzzanti, Ferdinando Adornato, Antonio Socci, Renzo Foa. Questa gogna, appunto, fu stampata sia su MicroMedia, che su Repubblica (che non si smentisce mai).Un ottimo elenco, ma non del tutto completo: vari personaggi sono stati dimenticati. Il primo, Bruno Vespa, che con il suo "Vincitori e vinti", ha fatto un ritratto della resistenza italica non proprio privo di ombre. Luca Telese, di sinistra (come poi molti di quelli messi all'indice da D'Orsi) ma capace di scrivere un' opera come "Cuori Neri", sugli anni di piombo. E non dimentichiamoci di Giuseppe Parlato, Giordano Bruno Guerri,Roberto Beretta, e chissà quanti me ne scordo.Se andiamo un po' indietro nel tempo, additati di revisionismo furno, ai loro tempi,Renzo De Felice, Indro Montanelli e Giorgio Pisanò, più, tra i "mestieranti della chiacchiera", alcune mezze tacche tipo Guareschi, Longanesi, Prezzolini. Ma poi, perchè limitare l'accusa di revisionismo al solo "attentato di lesa resistenza"? Ogni interpretazione che non garbi ai progressisti sarà additata come tale. E allora, ecco entrare di diritto nel club l'Apologeta, colui che difende l'indifendibile (il passato della Chiesa Cattolica): Vittorio Messori. Aggiungiamogli i suoi epigoni come Rino Camilleri, le redazioni delle riviste Timone e Radici Cristiane, alcuni individui come Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, e Pietro Melograni, il traditore della causa (se ne andò dal comunismo dopo i fatti d'Ungheria, e da allora ha scritto alcune cose non proprio gradite ai rossi). Sempre sulle riviste, onta e disdoro su Nuova Storia Contemporanea, e su Area.Altri revisionisti sono senza dubbio Franco Cardini e Massimo Fini, che hanno avuto la spudoratezza di descrivere il medioevo come un periodo non troppo brutto per viverci. Tutti costoro sono stati definiti, in un modo o nell'altro, dei revisionisti.Piccolo problema: nelle case degli Italiani, è molto più facile trovare un libro di storia scritto da un revisionista che non da altri.Le aggressioni, anche fisiche come quella subita da Pansa a Reggio Emilia, lungi dall'intimidire rafforzano le idee. Creano un surplus di aspettative e curiosità.
Quindi, per concludere questa piccola carrellata di reviosinisti nostrani, dico questo: cari storici progressisti, piantatela di lanciare anatemi. Avete ancora una notevole forza, ma il monopolio della storia non è più vostro. Prima ne prenderete atto, meglio sarà. E Ariel Toaff si tranquillizzi: il suo libro sarà un successo. Come tutti quelli che non si sono piegati alla trombonaggine di certi storici.
Quindi, per concludere questa piccola carrellata di reviosinisti nostrani, dico questo: cari storici progressisti, piantatela di lanciare anatemi. Avete ancora una notevole forza, ma il monopolio della storia non è più vostro. Prima ne prenderete atto, meglio sarà. E Ariel Toaff si tranquillizzi: il suo libro sarà un successo. Come tutti quelli che non si sono piegati alla trombonaggine di certi storici.
Etichette: ebraismo, revisionismo, storia
1 Commenti:
Ma non sono revisionisti anche i nostri nonni che non erano comunisti,e nemmeno fascisti che ci narrano o narravano episodi che sui libri di storia non troveremo mai?
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