Ieri, come tutte le mattine, mi sono letto il mio bravo Corriere della Sera. Che ci volete fare? nonstante tutto, rimane il più bello ed autorevole giornale italiano. Come sempre, sono arrivato alla sezione cultura, che ultimamente mi disgusta abbastanza: a farla da padrone sono i "fondamentalisti atei", tipo Dawkins o Hitchens.Convinti di dire cose originali e profonde, questi tipi non fanno altro che ripetere come un mantra "la religione è l'oppio dei popoli". Solo, rigirando la frittata e spacciando tale banalità antistorica come grande intuizione. Comunque, avendoci fatto il callo, non mi sono molto stupito a leggere il seguente titolo
:"Religioni, madri di tutte le violenze". La recensione del libro
"In nome di Dio", scritto da un eminente ( da me sconosciuto) storico inglese,Michael Burleigh. Ho iniziato a leggere, rassegnato, l'articolo a firma di Dario Fertilio, aspettandomi la solita dissertazione delle solite teorie antireligiose. E sono rimasto allibito. Perchè l'articolo (non a caso opera di un giornalista serio e solitamente imparziale) parla di un libro le cui tesi sono
l'esatto opposto di quelle enunciate dal titolo scelto dal quotidiano. "In nome di Dio" è l'opera di uno storico cattolico (appunto Burleigh) che, lungi dal voler condannare le religioni, le innalza a baluardo contro la stupidità delle ideologie che si vogliono fare religione. Il nazismo, il comunismo,il terrorismo, ma anche la spiritualità new age e perfino l'ambientalismo estremo derivano infatti, secondo Burleigh, dalla stessa matrice: il desiderio folle di creare un "uomo nuovo", eliminando i difetti dell'uomo vecchio. Sappiamo bene a cosa hanno portato questo tipo di teorie. Quindi Burleigh si scaglia contro le religioni politiche che, di regola, (non sempre) sono atee.Idee non proprio nuove (Il mio Cardinale ne ha espresse di molto simili) ma fondate su una minuziosa ricerca storica. Un libro quindi che vuole dimostrare che non è affatto chi aspira al paradiso ultraterreno il problema, bensì chi ritiene di poter fondare il paradiso in terra, anche a costo di spargere sangue. Ora, perchè il Corriere ha scelto di presentare un libro attraverso un titolo che è l'antitesi delle idee esposte in tale volume? Forse perchè il titolista del Corriere sa bene che il suo giornale si è imbarcato in un' opera di diffamazione della religione, e che quindi, nel nome di tale fine, si può anche contraffare il pensiero di uno studioso.
Per farla breve, dal giornale di ieri ho imparato ben 3 cose:
1) che anche il giornale più bello e autorevole d'Italia su certe cose non è tanto imparziale.
2) che è meglio non fidarsi dei titoli e leggere anche gli articoli.
3) che forse è meglio risparmiare quell'euro quotidiano. E leggersi il Foglio nella versione on-line.Più soldini risparmiati, e più cultura fatta in modo serio.
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